Insidioso Bug trovato in FaceTime

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La funzionalità coinvolta nel bug che avrebbe permesso sostanzialmente di trasformare un software per chat video di gruppo in un sistema di monitoraggio remoto all’insaputa e contro la volontà dei chiamati (che non si potevano difendere, tanto è vero che Apple ha immediatamente “spento” la funzionalità sui suoi server), è frutto di un problema ricorrente da parte di Apple.

Come spiega alla Stampa l’analista R. “Ray” Wang, fondatore di Constellation Research, «Apple non è nuova a questo tipo di problemi, cioè aggiungere nuove funzionalità sopra prodotti esistenti senza un processo che garantisca la qualità assoluta anche dell’aspetto di sicurezza. In questo caso, mancava una componente importante per quanto riguarda il modo con il quale software sui server e i client di Cupertino gestisce l’accesso dei singoli al gruppo che viene coinvolto nella chat video, lasciando aperta la posta per mantenere una connessione anche quando questa è terminata o addirittura non è stata accettata da uno dei destinatari».

La vicenda del bug di FaceTime, che come commenta il blogger e influencer John Gruber può in realtà succedere perché «qualunque software può avere dei bug, non è questo il problema; diventa più interessante vedere i tempi di reazione di Apple a quanto è successo», presenta aspetti piuttosto curiosi e interessanti. I tempi di reazione di Apple, intanto: che sono stati (abbastanza) rapidi e onesti sulla vicenda. E il modo con il quale il bug è arrivato all’orecchio degli ingegneri di Cupertino.

Quattordici anni

Ad accorgersene e segnalarlo ad Apple infatti è stata la famiglia di un quattordicenne americano che stava coordinando su FaceTime una partita a Fortnite e che ha scoperto casualmente il bug. I suoi genitori, a cui ha riferito il problema il giorno stesso alcune settimane fa, hanno deciso di avvertire Apple e, dopo aver verificato l’effettiva esistenza del problema, nel giro di pochi giorni, l’azienda ha reagito rendendo pubblico il bug e bloccando il servizio sul server. I primi a riportare la notizia sono stati l’americana Cnbc e il sito di indiscrezioni tecnologiche MacRumors.

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