Militarizzazione di Google

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Che la malvagità sia un concetto difficile da valutare, i tecno-fideisti di Google lo stanno capendo in questi giorni. Per due decenni, Don’t be evil – Non essere malvagio – è stato il motto della società, intriso nella convinzione molto americana di lavorare per distribuire conoscenza, accessibilità e buoni servizi al mondo intero. E corroborato, va detto, da qualche decisione contraria al conto economico, come la scelta del 2010 di rendere inaccessibile il proprio motore di ricerca in Cina, rifiutando le richieste di censura del governo comunista.

È solo ora tuttavia che l’illusione di una dicotomia semplicistica tra il bene e il male, con la certezza di stare dalla parte giusta, sta venendo alla luce con chiarezza:almeno 4 mila dipendenti, su 85 mila totali, hanno indirizzato una lettera all’amministratore delegato Sundar Pichai, chiedendo che l’azienda si ritiri da Project Maven, controversa collaborazione col Pentagono per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
Nelle ultime ore, 12 persone risultano aver dato le dimissioni in segno di protesta, mentre il dibattito usciva da Mountain View con una petizione online firmata da 688 docenti e ricercatori da tutto il mondo in supporto dei lavoratori contro la “Militarizzazione di Google”.

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