Facebook: dettagli sulla privacy

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Ogni giorno condividiamo online centinaia di informazioni sui nostri interessi e i nostri spostamenti. Gesti distratti, ormai quasi inevitabili, ma niente affatto gratuiti. I ricavi pubblicitari realizzati nel 2017 con questi dati solo da Google e Facebook supereranno i 100 miliardi di dollari (stima Emarketer). Una somma sufficiente, da sola, a comprare tutte le case vendute in Italia in un solo anno. Ma quanto siamo consapevoli delle informazioni che quotidianamente cediamo online e che sono alla base di questo giro d’affari multimiliardario?

Ecco quattro cose che vale la pena di conoscere sul social network più noto (qui invece l’approfondimento di SkyTG24):

  • Il tracciamento dei nostri dati da parte di Facebook può coinvolgere tecnicamente tutti, anche le persone che navigano online ma che non hanno un profilo social. Un’ipotesi fino a qualche tempo inimmaginabile e che invece da un po’ di tempo è possibile grazie alle icone di condivisione dei social network presenti in gran parte dei siti. Attraverso i tasti dei “mi piace”, infatti, Facebook (come altri colossi del Web) è in grado di tracciare anche chi non è mai stato iscritto. “Quei tasti – spiega Stefano Zanero, docente di Computer security del Politecnico di Milano – contengono al loro interno parti di codice in grado di tracciare gli accessi alle pagine che li contengono. E ciò avviene anche se non siamo mai stati iscritti al social network. In questo caso, ovviamente, non avremo un nome e cognome ma semplicemente un identificativo unico”. Questo numero, però, prosegue Zanero, basterà comunque a Facebook per “scoprire ad esempio che la stessa persona che ha visitato un blog di cucina, ha poi cliccato su un sito di un’agenzia viaggi, è poi andato sulle pagine di un quotidiano online etc. Raccogliendo tali informazioni, il social network potrà senz’altro comporre un profilo molto prezioso dell’utente perché di grande rilievo commerciale”. (Attraverso questo link Facebook dà comunque la possibilità di chiedere i dati che ha raccolto su di noi anche se non siamo iscritti; qui invece i consigli per correre ai ripari).
  • Quando Facebook chiede a un iscritto di inserire il numero di telefono, lo rassicura spiegando che tale numero sarà visualizzato solo dal diretto interessato. E’ vero. Appena inserito, però, alla domanda “Chi può cercarti usando il numero che hai fornito?”, il social network inserisce spesso in automatico l’opzione “tutti”. Se non abbiamo fatto una verifica attenta nelle impostazioni della nostra privacy, è dunque probabile che chiunque, digitando il nostro numero di telefono nel motore di ricerca, possa trovarci. Per evitarlo, basta una piccola accortezza: andare nelle impostazioni della privacy e spuntare l’opzione “solo io” o “amici”.
  • Il social network può teoricamente suggerire amicizie anche quando non ci sia alcun collegamento tra noi e “le persone che potremmo conoscere” . Com’è possibile? Facebook non ha mai svelato il principio degli algoritmi che stanno alla base di queste scelte, ma il ruolo della localizzazione è decisivo. Questo meccanismo può portare a conseguenze imbarazzanti o surreali. Secondo quanto riferito da alcuni blog, una psichiatra avrebbe scoperto che il social network, tra i suggerimenti di amicizia, indicava ai suoi pazienti nomi di altri pazienti, mettendo a rischio il segreto professionale. La Bbc ha invece raccontato il caso di una vittima di una rapina alla quale Facebook avrebbe proposto come amico l’uomo che le aveva rapinata a Birmingham (permettendo in quel caso l’identificazione dell’uomo).
  • Gran parte dei dati raccolti da Facebook è custodita con dispositivi di altissima sicurezza. Ma una parte residuale sfugge a questi controlli. In pochi sanno, per esempio, che l’invio di foto o documenti tramite una chat di Messenger non è blindato. Come riferito dal blogger Attivissimo, è possibile infatti mandare a chiunque un link ad un allegato che è stato condiviso in una chat di Messenger; e ciò che più conta è che chiunque lo potrà usare, almeno temporaneamente, per scaricare l’allegato, purché questo sia stato inviato da qualcuno dei partecipanti allo scambio. Per gestire il proprio traffico dati, Facebook infatti utilizza una rete esterna (content delivery network o CDN) che non è soggetta alle restrizioni d’accesso del social network.

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