Google dovrà rimborsare gli azionisti

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Google fornirà un rimborso agli inserzionisti che hanno acquistato pubblicità su siti con traffico fraudolento o non valido utilizzando DoubleClick Bid Manager.

A riportarlo è il Wall Street Journal, secondo cui nelle scorse settimane Big G avrebbe informato centinaia di brand e agenzie sul problema delle frodi, relativamente in particolare ad alcuni mesi del secondo trimestre di quest’anno.

La proposta di rimborso non avrebbe comunque soddisfatto gli advertiser, in quanto coprirebbe solo una minima parte della cifra sborsata dagli inserzionisti per l’acquisto dello spazio. Google infatti avrebbe proposto di rimborsare solo la sua “platform fee”, ossia il costo di utilizzo della DSP, che normalmente va dal 7% al 10% dell’investimento complessivo del brand. In un’ecosistema, come quello programmatico, in cui gli attori coinvolti nella filiera sono diversi e in cui non sempre è facile capire che fetta dell’investimento ciascuno prenda. Alle perplessità dei clienti sull’entità del rimborso, Google infatti avrebbe risposto che essa non ha controllo sul resto della spesa effettuata, in quanto quello che fa Bid Manager è mettere in contatto l’azienda con vari marketplace e ad exchange che poi posizioneranno la campagna nello spazio più appropriato.

D’altra parte, Google starebbe lavorando per limitare il fenomeno delle frodi e garantire una maggiore trasparenza nei processi di acquisto della pubblicità digitale. Mountain View starebbe infatti attualmente indagando su quali dei suoi partner siano responsabili del posizionamento delle campagne su siti con traffico non valido, con l’intento di sviluppare una tecnologia per offrire automaticamente agli inserzionisti un pieno rimborso in caso di inventory fraudolente.

In particolare, l’azienda starebbe dialogando con gli oltre 100 tra ad exchange, ad network ed editori presenti su DoubleClick Bid Manager, chiedendo loro un eventuale interesse a rimborsare completamente i brand qualora dovessero essere acquistati spazi “fake”. Le aziende, a quel punto, potranno essere in grado di filtrare le sorgenti di inventory, deselezionando quelle che non offrono il risarcimento.

 

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